FOTO DELLE ISOLE TUVALU (DESTINATE A SCOMPARIRE SE LE NAZIONI NON DIMINUIRANNO L'EMISSIONE DI GAS SERRA)

lunedì 14 dicembre 2009

EFFETTI SUL CLIMA DELLE PRIME BOZZE DI COPENAGHEN

Alcune indiscrezioni giornalistiche riportate da Sky Tg24, parlano di una bozza di accordo, presentata dall’ONU, in cui si propone quanto segue: 1) i paesi ricchi devono ridurre le loro emissioni di CO2 nel 2020 da un minimo di 20% a un massimo di 40% ;2) i paesi poveri devono ridurre le loro emissioni nel 2020 da un minimo di 15% ad un massimo di 30%; 3) diminuire l’emissione di anidride carbonica del 75%-90% entro il 2050. Qui fornisco un’analisi delle emissioni e una stima della diminuzione della temperatura che si otterrebbe nel 2020 rispettando al meglio le proposte 1) e 2). Elaborando i dati dell’International Energy Annual 2006 dell’ Energy Information Administration statunitense, l’emissione complessiva di CO2 imputabile all’uomo è stata, nel 2006 , pari a 58391 milioni di tonnellate. Suddividendo l’emissione per continente, si ottiene quanto mostrato in figura 1.



Come si può notare, il Nord America , l’Asia e l’Oceania contribuiscono per oltre il 62% nell’emissione di anidride carbonica, mentre Europa ed Eurasia contribuiscono insieme per poco più di quanto contribuisca il Nord America. La tabella seguente mostra le emissioni maggiormente rilevanti, sempre relative al 2006. Gli Stati Uniti emettono l’85%. delle emissioni


del proprio continente, mentre Cina, India, Giappone e Corea del Sud emettono da sole oltre l’80% delle emissioni di Asia e Oceania. La Russia, invece, emette circa il 66% delle emissioni del proprio continente. L’Europa si mostra più virtuosa: le quattro maggiori potenze economiche coprono solo il 49% delle emissioni del Vecchio Continente. Per determinare di quanto si ridurrebbe la temperatura nell’ipotesi ottimistica di una riduzione delle emissioni di CO2 del 40% da parte dei paesi ricchi e del 30% dei paesi in via di sviluppo, calcoliamo dapprima le emissioni che si ottengono in questo scenario. Ipotizziamo che i paesi cui si applichi il livello del 40% siano: tutti i Paesi dell’Europa, il Giappone, la Russia e tutti i paesi del Nord America. Con queste ipotesi, si ottengono per il 2020 i valori riportati nella figura 2.


Il valore totale delle emissioni antropiche nel 2020 sarebbe pari a 37721 milioni di tonnellate di anidride carbonica, con una riduzione del 35% rispetto alle emissioni del 2006. Ad ogni modo,le percentuali di inquinameno dei vari continenti sono sostanzialmente simili a quelle del 2006. Per stimare la variazione di temperatura, notiamo che il valore dell’emissione nel 2020 corrisponde all’incirca alle emissioni complessive emesse nel 1984 (38338 milioni di tonnellate, v. figura 3) .




Ipotizziamo che la distribuzione di anidride carbonica tra oceano, atmosfera e biosfera sia rimasta identica.In questo modo, possiamo ipotizzare che nel 2020 la percentuale di andride carbonica nell’atmosfera sarà identica a quella del 1984. I dati di Mauna Loa sulla concentrazione di anidride carbonica negli anni indicano per il 1984 e per il 2006 valori rispettivamente di 344.41 ppm e 381.85 ppm. Per le ipotesi fatte, la concentrazione di anidride carbonica nel 2020 sarà pari a 344.41 ppm. Con opportuni calcoli ( si veda il riquadro) , si ottiene che la temperatura, per


effetto della diminuzione della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, diminuirà di 0.44 gradi (assumendo, in accordo con le stime probabili dell’IPCC AR4, che un raddoppio della concentrazione di anidride carbonica comporti un aumento della temperatura di 3 gradi centigradi, ovvero che la sensibilità climatica sia di 3 gradi centigradi) . Il valore che si ottiene è alquanto modesto in valore assoluto: una diminuzione di circa mezzo grado in 14 anni. Se, però, ricordiamo che negli ultimi anni la tendenza della temperatura è stata di aumentare di 0.17 gradi ogni dieci anni, una diminuzione del genere è una buona inversione di tendenza. E, stando sempre alle indiscrezioni, pare che l’Associazione dei piccoli stati insulari e dei paesi poveri abbiano chiesto un’emissione di 350 ppm. Sembra che la proposta ONU, quindi, possa soddisfare quest’esigenza, ed è anche abbastanza equa anche per i paesi ricchi, che mantengono intatte le loro percentuali di sviluppo. Di certo, però, vedo parecchie incognite: come arrivare a una diminuzione di 2 gradi centigradi complessivi e, soprattutto, con quali piani dovranno usarsi per arrivare alla proposta di diminuzione del 90% delle emissioni di CO2 entro il 2050? Inoltre, abbiamo visto che la percentuale di emissioni nel 2020 nei vari continenti sarà uguale a quella del 2006. Questo implica una medesima distribuzione di persone, e quindi analoghe esigenze di energia. Cosa succede in caso di migrazioni dovute agli attuali cambiamenti climatici? Ma come faranno i paesi in via di sviluppo a ottenere le tecnologie per diminuire le loro emissioni? Riusciranno a diminuire le loro emissioni immediatamente? Se non lo faranno, i calcoli fatti potrebbero essere veramente ottimistici. In altre parole, non basta solo definire i requisti dell’accordo: occorre impegnarsi immediatamente , senza aspettare tempi di attuazione tanto lunghi da vanificare gli effetti della scelta.

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