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domenica 29 giugno 2008

IL PIANO TRIENNALE DI SVILUPPO DEL GOVERNO BERLUSCONI

Il consiglio dei ministri del 18 Giugno ha approvato il “Piano Triennale per lo sviluppo”. Vi sono alcune cose positive, e degne di interesse. Innanzitutto sono stati stanziati 800 milioni di euro per lo sviluppo della larga banda nel Mezzogiorno. Dovranno essere spesi entro il 2013, ma comunque è importante che il Governo ci abbia pensato. Il digital divide in Italia ha dati preoccupanti, soprattutto nel Mezzogiorno. Aver previsto questo investimento è, quindi, un’ottima cosa.

Sviluppo Italia avrà una nuova missione: quella di attrarre gli investimenti esteri di elevata qualità e che possono contribuire allo sviluppo del sistema economico e produttivo italiano. Qui ho qualche dubbio. Le imprese estere, per venire in Italia, devono trovare infrastrutture e servizi adeguati, sicurezza nella lotta contro la criminalità. Se la stessa Amazon, per ammissione dei suoi dirigenti, non apre una sede in Italia perché i servizi posali non funzionano (non stiamo parlando di capannoni, ma di siti on-line), come potrà Sviluppo Italia attrarre investitori? Vedremo. A proposito di Amazon, il Piano prevede anche la liberalizzazione dei servizi postali e dei servizi pubblici locali. Ovviamente, quest’iniziativa è lodevole, come tutte le liberalizzazioni. Così come è pure lodevole la liberalizzazione degli impianti di distribuzione dei carburanti: speriamo che così vi possa essere una competizione seria nei prezzi del carburante al dettaglio.

I fondi per le aree sottosviluppate, i cosiddetti fondi FAS, saranno ri-orientati, dall’attuale distribuzione a pioggia, a progetti Paese sui trasporti, sicurezza, energia, telecomunicazioni, ambiente e internazionalizzazione. L’unica perplessità che ho è che si corre il rischio di fare grandi progetti che, magari, non aiutano le specificità di un territorio. Oppure il rischio è che, se si cerca di fare un grande progetto integrato che tenga conto di tutte le specificità, si creino dei mega-progetti mostro che stenteranno a partire e ad essere completati. Anche perché sinora come pianificazione l’Italia non ha mai brillato… Ad ogni modo, l’idea di fare dei progetti-paese è interessante.

Vi sono altri punti interessanti, che riguardano i progetti di Industria 2015 (ampliamento delle aree di intervento), le semplificazioni (apertura di un’impresa in un giorno)., sorveglianza dei prezzi. Ma, a mio avviso, è importante che si cominci a pensare al problema energetico nazionale in termini strategici. Si prevede, infatti, la definizione di una Strategia Energetica Nazionale entro giugno 2009. Io spero che, come si deduce dalle dichiarazioni rilasciate dall Ministro Scajola, sia aperta a tutti quanti sono interessati a far sentire la loro. Questo indipendentemente dal ritorno o meno del nucleare. L’importante è che si cominci a pensare in maniera strategica. Certo, la presenza della parola termovalorizzatori non può soddisfarmi, ma ritengo che, se la stesura della strategia avviene sentendo tutte le campane ed in maniera seria ed oggettiva, le altre fonti rinnovabili dovrebbero prendere il sopravvento. Sul nucleare, poi, occorre un approfondimento molto serio, che tenga conto di tutte le variabili per individuare la sua reale economicità. Chi scrive, in passato, ha votato per il sì al referendum per il nucleare, e, quindi, io non ho posizioni preconcette. Sulla sicurezza, poi, si sono fatti passi da gigante. I problemi veri sono legati alle scorie: dove metterle? Negli Stati Uniti, hanno stanziato 50 miliardi di dollari per varare un progetto per sotterrare le scorie in una zona dove hanno fatto esperimenti atomici (un deserto quindi). Il problema è estremamente complesso. Ma il voler elaborare una strategia nazionale è sicuramente qualcosa di positivo.

Vi sono, però, delle assenze che mi lasciano perplesso. Innanzitutto, non si parla di università. E’ pur vero che il piano è stato preparato dal Ministero per lo Sviluppo Economico, e quindi non si è, forse, voluto invadere il campo degli altri. Ma l’assenza di un collegamento con l’Università è, a mio avviso, un problema. E’ pur vero che Industria 2015 favorisce la ricerca industriale, ma il coinvolgimento dell’Università deve, in qualche modo, essere istituzionalizzato. Diventa un vero segnale anche per le industrie che non spendono un euro in ricerca.

Un’altra assenza che brilla è la mancanza di investimenti per favorire l’adozione di sistemi di qualità, di miglioramento dei processi produttivi e di innovazione, oltre che premiare l’introduzione di managerialità nelle Piccole e Media Imprese. Ad onor del vero, nessun governo sinora ci ha mai pensato, quindi non si può rimproverare nulla al governo attuale. Ma un segnale in questo senso, mostrando anche al mondo economico internazionale che il Governo vuole puntare sull’innovazione e sulla qualità delle mprese nazionali, sarebbe stato importante. Speriamo che rientri in qualche punto del piano.

Altra cosa mancante è un collegamento integrato con le problematiche ambientali. Oggi, l’economia legata all’ambiente produce ricchezza e posti di lavoro, ed è strettamente collegata ai problemi energetici. Investire in ricerca e sviluppo sul solare termico, sul fotovoltaico, sui materiali, e su altre tecnologie , può avere un effetto moltiplicatore per il paese. Spero che questa mancanza sia dovuta al non voler entrare nelle competenze di altri ministeri. Però, spero che, in futuro, entrambi i Ministeri interagiscano per creare un Piano di Sviluppo Integrato, che coniughi le esigenze energetiche ed ambientali.

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